Galeazzo Sforza, il Dittatore di Milano. Breve vita del duca che pretese il saluto romano dai lombardi

Arturo Bascetta
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Editore: ABE
Collana: Donne reali e uomini d'arme
Codice EAN: 9788872973929
Anno edizione: 2025
Anno pubblicazione: 2025
Dati: 216 p., rilegato

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Descrizione

Questo libro è il frutto della continua ricerca portata avanti dagli autori della ABE sui cronisti che raccontano i fatti da contemporanei. Dopo diverse biografie fiorentine non poteva mancare il seguito alla Casata degli Sforza, originata da un colpo di mano ai danni dei Visconti che trasferirono il patrimonio di famiglia al capostipite Francesco, sposo di Bianca, ultima erede di Milano. Il prologo sulla nonna perugina, Lucia Tarzana da Torgiano; sul padre, Cavaliere alla corte dei Visconti; sulla madre Bianca, l'erede di Milano; sulla sorella Ippolita, sposina del Duca di Calabria, che di ferocia fu maestro; spunta finalmente il nome di Galeazzo, duchino crudele. Con tali premesse, alla morte del padre, Galeazzo si liberò gradualmente della madre, in quegli anni in cui la cometa di Halley, fra sisma e peste, non preannunciava nulla di buono. L'ultimo viaggio a Napoli fu fatale al genitore e provocò l'esilio di Bianca a Cremona, subito dopo il matrimonio con Bona di Savoia, sorella del beato Amedeo e orfanella di quel Ducato. Da qui lo scontro velato con la madre, a colpi di veleni, nell'aria e nella minestra, che videro più volte preoccupata la sorella Ippolita, tornata da Napoli più volte, fino per assisterla in punto di morte. La vecchia Duchessa muore quasi nelle sue braccia: ma fu vero veleno? Fatto è che senza l'ultima dei Visconti i nemici crebbero in casa e anche fuori: la sorella fu quasi espulsa da Napoli con tutta la sua corte milanese al seguito; e i Veneziani si spinsero fino a Bologna, stuzzicati da Zio e Sforza fratello, passati col nemico, in uno scenario di guerre-lampo, dentro e oltre Italia, che portarono alla Battaglia di Negroponte vinta dai Turchi. Nascono, e nel mentre crescono, Giangaleazzo ed Ermes, con Elisabetta presto sposa di Ercole d'Este. Sono eventi che rafforzano il Duca, illuso dai Francesi e pronto a scippare Firenze a Napoli, con la storica sfilata delle carrette milanesi in viaggio verso il Palazzo che fu di Cosimo dei Medici, dove i duchi ebbero ospitalità e meraviglie, percorrendo la Toscana in lungo e in largo. Il Duca, del resto, fu costretto a sfidare lo Zio, passato nelle fila del Marchese, e perciò a ostentare sfarzo a tutti, per poi tornarsene a casa per la via di Lucca, Genova, Castelletto e Pavia. Fu l'occasione per stilare una serie di intrecci sulle Terre faentine, date ai papalini di Sisto, preparando la dote per le nozze della figlia Eleonora con Ercole d'Este, quella dello storico pranzo allietato da musici e teatranti, ma anche lo sposalizio del figlio Giangaleazzo con Isabella di Napoli. L'addio per il cognato Amedeo di Savoia e il sisma, ritornato fra Adda e Ticino, sono il presagio all'orgoglio di chi vorrebbe diventare Re di un reame proprio, quello che trasformò subito il Duca in Duce, con l'avallo dell'Imperatore e tanto di saluto romano. Il gioco fu però scoperto da frà Pietro da Roma. Da qui l'incubo del veleno, che il Cardinale avrebbe ordinato ai Veneziani, da somministrare al padre padrone di Milano, dopo gli strani matrimoni combinati messi su dalla Duchessa per i figli. Al di là della discussa immunità concessa al segretario Colletta, le nozze di Biancamaria e il rapimento della cognata Duchessa di Savoia, altra verve giunge in casa Sforza, fino alla congiura vera e propria, ordinata dagli ex parenti e che si concluse con il tragico fatto di sangue consumatosi in S.Stefano. Qui il Dux venne assassinato dai Visconti e Giangaleazzo, eletto successore a 8 anni, fu costretto a sposare la cuginetta, orfanella napoletana, dopo la morte di Donna Ippolita, Regina senza corona che lasciò vedovo il crudele Alfonso II. Ma il potere degli Aragonesi di Napoli fu tutto in discesa rispetto ai venti che soffiavano dalla Spagna quando l'erede Giangaleazzo sposò fiero «Isabelletta», ignaro di finire nella trappola dei parenti, divenendo presto prigioniero del Moro in quel di Pavia...

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