Dal 2000 in poi, la distopia assume i tratti di un vero e proprio fenomeno pop, conquistando anche la narrativa Young Adult e il mainstream diventando il cuore pulsante di saghe (letterarie e cinematografiche) di successo mondiale. Basti pensare a Uglies di Scott Westerfeld, a Divergent di Veronica Roth, a Maze Runner di James Dashner e, soprattutto, a Hunger Games di Suzanne Collins, che con il suo mix di azione, storie d’amore e aspra critica sociale ha dato vita ad una delle serie di libri e di film più amate degli ultimi anni.
Il tòpos della distopia, d’altra parte, non smette mai di evolversi, continuando a riflettere i timori più profondi e le inquietudini più angoscianti della nostra epoca. Se è vero che il filone post-apocalittico non smette di catturare con le sue critiche taglienti alla società (ne è un esempio eccezionale la straziante storia padre-figlio raccontata da Cormac McCarthy ne La strada, non ha caso vincitore del Premio Pulitzer nel 2007), Dave Eggers, con Il cerchio ci mette in guardia dal potere sempre più invasivo dei social media e delle aziende Big Tech raccontandoci di un presente alternativo in cui la privacy individuale viene sacrificata sull’altare della sicurezza e del controllo totale. Naomi Alderman, invece, in Ragazze elettriche, immagina una “distopia femminista” nella quale, grazie all’acquisizione di poteri sovrannaturali, le donne riescono a capovolgere le gerarchie maschiliste e patriarcali, replicando però la stessa crudeltà del sistema che volevano distruggere e lasciandoci con una parabola inquietante e lucidissima sul potere e sulle sue perversioni.
Perché amiamo le distopie?
Ma, insomma: cosa rende il tòpos della distopia così potente? Forse il fatto che se l’utopia ci permette di sognare mondi perfetti, la distopia ci tiene costantemente con i piedi per terra. Il suo fascino, a ben vedere, sta tutto qui: nel suo essere uno specchio deformante della realtà, un monito travestito da storia d’invenzione, un viaggio in futuri che sembrano lontani…ma che spesso si rivelano inquietantemente vicini.
Dai classici della letteratura d’avventura e di formazione alla fantascienza, dal thriller all’horror, la distopia è un genere camaleontico, capace di rinnovarsi e di influenzare cinema, serie TV (Black Mirror vi dice qualcosa?) e persino i videogiochi.
Ecco perché continuiamo a divorare questi romanzi: perché ci costringono a guardare in faccia le nostre paure… E se fosse davvero questo il domani che ci attende?