Il tòpos del mese
Tra sogno e realtà

Storie oniriche e incredibili sospese sull’orlo del possibile

 

 

Con questa nuova rubrica di Libraccio.it scopri i grandi temi della letteratura che dai grandi classici del passato fino ai bestseller di oggi non smettono di affascinare i lettori.

 

Ogni mese, un nuovo tòpos!

Sogno o son desto?

 

Cosa succede quando la realtà sembra assottigliarsi, piegarsi, svanire… e al suo posto prende forma un mondo onirico, fatto di simboli, illusioni e visioni? La risposta è nella letteratura, che da sempre ama abitare il confine tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.

 

Quello della confusione tra la realtà e il sogno – con la sua forza immaginifica e destabilizzante – è uno dei tòpoi più fertili e affascinanti della storia della letteratura. Un tòpos che ha attraversato secoli, culture e generi, reinventandosi ogni volta, capace com’è di parlare direttamente all’inconscio e di riscrivere la realtà con i colori dell’assurdo, del desiderio, della paura.

 

Dal mito all’avanguardia, dal realismo magico alla fantascienza, dalla fiaba e dalla narrativa per l’infanzia al thriller e al noir psicologico, non c’è sogno che non parli di chi sogna: ed è proprio attraverso questa particolarissima “lente” che autori e autrici di ogni tempo hanno esplorato le geografie dell’anima, creando mondi dove logica e immaginazione si intrecciano, e dove il vero significato spesso si nasconde sotto la superficie.

 

Perché, in fondo, chi può davvero dire dove finisca la realtà e dove inizi il sogno?

 

I sogni degli antichi: tra simboli, visioni e labirinti

Il libro dei sogni di Artemidoro

Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare

Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll

Il nostro viaggio letterario inizia nell’antichità, in un tempo in cui il sogno era segno, messaggio, profezia.

Ne è testimone il preziosissimo Libro dei sogni di Artemidoro, una sorta di manuale dell’inconscio ante litteram: una guida appassionata e suggestiva ai “messaggi onirici”, tra simboli, presagi e visioni del futuro. Secoli dopo, Shakespeare con il suo Sogno di una notte di mezza estate avrebbe portato in scena il fascino irresistibile di un mondo incantato, in cui sogno e desiderio si rivelano capaci di plasmare la realtà, e l’identità stessa sembra dissolversi nel groviglio delle illusioni. Poi arriva lei: Alice, l’eroina di Alice nel Paese delle Meraviglie di Carroll, che precipita in un mondo dove la logica del reale è capovolta e il nonsense e l’assurdo diventano la regola.

 

Ma queste opere non sono certo casi isolati. Accanto a loro, troviamo il dilemma esistenziale di La vita è sogno di Calderón de la Barca, la maestosa complessità orientale de Il sogno della camera rossa di Tsao Chan (capolavoro sognante e metafisico della letteratura cinese), la riflessione spietata e cinica di Dostoevskij, che con Il sogno di un uomo ridicolo ci ricorda che anche nei nostri incubi più cupi può annidarsi la speranza di redenzione. E quando infine arriviamo a L’interpretazione dei sogni di Freud, siamo davanti all’esplosione definitiva, alla scoperta rivoluzionaria dell’inconscio che cambia per sempre il nostro modo di leggere (e vivere) i sogni

 

 

I sogni dei “moderni”: rivelazione, memoria, malinconia

Cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez

Libro di Sogni di Jorge Luis Borges

L'inventore dei sogni di Ian McEwan

Nel Novecento il sogno cambia pelle: diventa spazio psichico, distorsione della realtà, rifugio o incubo, ma soprattutto stratagemma stilistico e narrativo, espediente poetico, strumento raffinato per l’indagine della mente e delle emozioni.

 

In Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez nascono bambini con la coda di porco, piove per anni, i morti parlano, eppure nessuno si sconvolge. Siamo davanti al manifesto del realismo magico, in cui sogno e realtà si fondono e i fatti meravigliosi accadono con la naturalezza del quotidiano. Con il suo Libro di sogni, invece, Jorge Luis Borges colleziona apparizioni, simboli e citazioni con la precisione di un alchimista, mentre ne L’inventore dei sogni, Ian McEwan ci regala la magia dell’infanzia vista da dentro, in cui i sogni diventano strumento per resistere alla noia e al tempo stesso rifugi preziosi dove nascondere dal mondo severo degli adulti la propria parte più fragile.

 

Il tòpos del sogno, d’altra parte, è capace di infiltrarsi ovunque, generando narrazioni ipnotiche capaci di contaminare anche i generi più inattesi.

 

Il profeta dell’incubo di H. P. Lovecraft ci trascina in un abisso horror dove l’onirico si fa terrore cosmico, la fantascienza di Isaac Asimov rivela come anche le macchine possano sognare (Sogni di robot), mentre Doppio sogno di Arthur Schnitzler (l’ispirazione letteraria di Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick) riporta al centro del palcoscenico il sogno pulsionale e incontrollabile della psicanalisi. Come non citare poi la follia visionaria de Il cornetto acustico di Leonora Carrington, il fascino mystery di Agatha Christie (La casa dei sogni), le memorie “stregate” di Isabelle Allende, che con La casa degli spiriti ci regala un’altra perla del filone del realismo magico sudamericano

 

 

I sogni dei contemporanei: tra nostalgia, incubo e meraviglia

Il Grande Magazzino dei sogni di Mi-ye Lee

La città e le sue mura incerte di Haruki Murakami

Il sogno di Álvaro Enrigue

E oggi? Il fascino del tòpos della realtà e del sogno non è sparito. Anzi, spesso quello della “narrativa onirica” è diventato il modo più efficace per raccontare il nostro spaesamento. Il mondo è strano, e la letteratura risponde con storie che sembrano sogni lucidi, sogni interrotti, sogni condivisi.

 

In Il Grande Magazzino dei Sogni, Mi-ye Lee immagina un luogo dove i sogni si conservano sugli scaffali come oggetti smarriti. È tenero, malinconico e meraviglioso. Come lo è anche La città e le sue mura incerte del mito (già cult) dell’onirico contemporaneo, Haruki Murakami, dove sogno e realtà si sovrappongono come due canzoni in loop: difficile dire dove finisce l’una e inizia l’altra. E che dire poi di Il sogno di Álvaro Enrigue, in cui l’autore messicano intreccia sogno e realtà storica in un romanzo labirintico, ironico, coraggioso e visionario.

 

Ma la lista dei libri che attingono dal fascino di questo tòpos è ben più lunga. Il giardino magico di Kaho Nashiki, Coraline di Neil Gaiman, La bambina e il sognatore di Dacia Maraini, fino ad arrivare alle atmosfere disturbanti e oscure di Franck Thilliez (Il sogno) e del maestro dell’horror Stephen King (Il bazar dei brutti sogni)

 

 

Dove finiscono i sogni (e iniziano i libri)

 

Tra realtà e sogno, la letteratura non ha mai scelto. Ha fatto di meglio: li ha intrecciati. Ha trasformato il sogno in stile, in visione, in domanda. Perché sognare – e leggere – sono due modi diversi di viaggiare senza muoversi. Due atti rivoluzionari, entrambi necessari.

 

A ben vedere, la forza di questo tòpos sta tutta qui, nella sua ambiguità: ci permette di evadere, ma anche di guardare più a fondo dentro noi stessi. Dai classici ai contemporanei, tra allucinazioni poetiche, visioni fantascientifiche e magie quotidiane, la letteratura ci ricorda che sognare non equivale a fuggire, ma a guardare il mondo da un’altra prospettiva.

 

Perché finché ci saranno storie da raccontare, ci saranno sogni da inseguire