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Eduardo De Filippo

Napoli milionaria!

Riassunto

Scritta e messa in scena ancor prima della Liberazione - Eduardo scrive di getto la commedia nel 1945, quando i tedeschi occupano ancora il Norditalia e subito dopo i diverbi con Peppino e lo scioglimento del Teatro Umoristico I De Filippo - è "commedia di svolta, nata dall'urgenza dell'autore di mostrare come gli eventi bellici non consentissero più un teatro come il suo precedente, essenzialmente umoristico".

LE DATE
Commedia in tre atti del drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo (1900-1984).
• 25 marzo 1945 - Prima rappresentazione: Napoli, Teatro San Carlo, Compagnia "II Teatro di Eduardo con Titina De Filippo".
• 1946 Pubblicata in appendice al quotidiano napoletano La Voce
• 1950 Esce in volume da Einaudi
• 1950 ne viene tratto un film, con lo stesso Dde Filippo protagonista, affiancato da Totò e da altri attori noti, insieme con molti non professionisti ingaggiati nei quartieri popolari di Napoli; la pellicola ha grande successo internazionale.
• 1951 confluisce nella raccolta Cantata dei giorni dispari (Einaudi)
• 1961 arriva un'edizione televisiva
• 1977 debutta a Spoleto il 22 giugno in forma d'opera lirica, con musiche di Nino Rota e libretto dello stesso De Filippo

TRAMA - RIASSUNTO - SINOSSI

ATTO I
Siamo nel 1942, al termine del secondo anno di guerra, a Napoli, nel basso affacciato come tanti altri su un vicolo, in cui vive la famiglia del tranviere disoccupato Gennaro Jovine. La famiglia sopravvive con i traffici illeciti organizzati dalla moglie Amalia insieme ai figli maggiori, Amedeo e Maria Rosaria. C'è anche una terza figlia, ancora piccola, Rituccia. La casa è sempre piena di gente che viene per comprare a caro prezzo i generi alimentari procurati con il mercato nero e a bere un caffè, come al bar. Donna Amalia al proposito all'inizio della commedia litiga con una vicina con modi da "vasciaiola": entrambe offrono tazze di caffè di contrabbando, ma Amalia chiede 3 lire, l'altra due lire e mezzo. Il commento di Gennaro: Il Caffè Italia fa concorrenza al Gambrinus!. Gennaro non condivide questa scelta di vita e ricorda sempre a moglie e figli che il rischio è la galera, ma deve sottostare alla volontà dei parenti e fare anche la parte del morto quando arriva la polizia per i controlli e la merce di contrabbando viene nascosta sotto il materasso su cui lui si distende "cadavere". Nella prima rappresentazione del testo a Roma, alla fine del primo atto Eduardo si affaccia in proscenio per parlare al pubblico: “L’atto che avete ascoltato è ancora legato al nostro vecchio teatro: quelli che seguiranno rappresentano i nuovi propositi d’arte”.

ATTO II
Con lo sbarco alleato tutto cambia.
Il basso non è più lurido e disordinato, ma rimesso a nuovo. Gennaro è scomparso dopo un bombardamento e non si sa nulla di lui. Amalia si fa corteggiare da Errico Settebellizze, un trafficante di merce di contrabbando che si è messo in società con lei. Gli affari prosperano. Amedeo "lavora" con Peppe 'o Cricco, ladro di automobili. Maria Rosaria si prostituisce e ora è incinta di un militare americano. Mentre sono in atto i preparativi per il festeggiamento del compleanno di Settebellizze, arriva Gennaro, reduce dalla prigonia. Abbracci, lacrime e racconti delle vicissitudini passate fanno già comprendere come Gennaro sia cambiato con questa esperienza: "sulamente mo me sent'ommo overamente". Intanto si apparecchia per la sontuosa cena di compleanno. Amalia indossa un abito lussuoso e arrivano gli ospiti. Gennaro sente particolarmente la distanza tra questa realtà e quella vissuta in prigionia. Vorrebbe raccontare la sua esperienza tragica, ma nessuno l'ascolta, nessuno vuol sentir parlare di guerra. In particolare, molte volte inizia un racconto: "Mmiez 'a na campagna, annascuosto dint 'a nu fuosso, perchè fuori chiuvevano granate e cannunate...", ma viene sempre interrotto dal suo interlocutore di turno; sono tante le tragedie vissute da tutti e tanta è la voglia di dimenticarle che nessuno ha piacere ad ascoltare storie di guai, di morti e di sofferenze.
Intanto si sa che la figlia più piccola, Rituccia, ha la febbre.

ATTO III
Rituccia si è aggravata. Il medico dice che l'unico modo per salvarla sarebbe reperire una particolare medicina. Ad averne un po' è un pover'uomo che Amalia ha trattato con disprezzo, speculando sulla sua miseria quando era venuto ad elemosinare cibo per la famiglia. Ma l'uomo dimostra generosità e solidarietà e cede la medicina per la bimba. Intanto Gennaro scopre tutte le miserie e i guai della sua famiglia, ma comprende. La guerra lo ha aiutato a capire che esiste un legame inestricabile tra bene e male. Instrada verso una soluzione onesta la moglie e i figli e la commedia termina con la casa ritornata silenziosa in cui si vive l'ansia per la sorte della figlia più piccola. Se supererà la notte sarà salva. “Ha da passà ‘a nuttata”, bisogna saper attendere per scoprire se la cose torneranno normali. .

Fonte: Wuz.it

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